di Mattia Petrosino e Gaia Agnelli - foto Christian Lisco

La storia del barese Benedetto Fiore, il "riparatore di cucine": «Oggi non si aggiusta più niente»

BARI – In via Andrea da Bari, nel cuore del quartiere Murat, tra preziose gioiellerie, eleganti bar e atelier per abiti da sposa, trova spazio una piccola e modesta bottega attiva da più di un secolo e tramandata di generazione in generazione. Ad abitarla è un signore specializzato in un lavoro manuale ben preciso, quello della riparazione degli elettrodomestici più importanti di ogni casa: le cucine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’uomo in questione è Benedetto Fiore, un 75enne baffuto che, seppur in pensione, si reca ogni giorno nel suo laboratorio per sistemare piani cottura, spargifiamma, bruciatori, griglie e tubi. Un’occupazione a cui ormai in pochi si dedicano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché oggi, nell’epoca del “butta e compra”, si tende sempre meno ad aggiustare e sempre più a sostituire. Le colpe di questo diffuso comportamento vanno equamente distribuite. Intanto le macchine non sono più quelle di una volta: sono sì maggiormente tecnologiche ma non vengono costruite per durare negli anni. Poi c’è la “fretta” del consumatore, che per ragioni di tempo e di praticità preferisce acquistare piuttosto che riparare il vecchio. E infine ci sono i tecnici: specialisti del settore che chiedono un compenso solo per intervenire, per poi magari consigliare il facile acquisto del pezzo nuovo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così il lavoro di Benedetto sta diventando prezioso e raro. Abbiamo incontrato l’anziano all’interno del suo locale, dove trascorre ore intere tra morse, chiavi e pinze. (Vedi foto galleria)

Lasciandoci Piazza Umberto alle spalle, percorriamo via Andrea da Bari e, superato l’incrocio con via Dante, troviamo sulla destra l’umile ingresso del “negozio” di Fiore, caratterizzato da una spoglia vetrina coperta per metà da una saracinesca nera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è all’interno di questo buio e trascurato locale senza insegna che ci accoglie Benedetto, un omone dai gentili occhi azzurri e dai lunghi baffi bianchi. È seduto comodamente su una sedia, con in mano la sua inseparabile pipa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ambiente, dal forte odore di umidità che trasuda delle pareti segnate dal tempo, è predominato dal caos. Qui l’uomo conserva infatti biciclette, carrelli, vecchie tv, radio, ventilatori e fornetti. Tutti oggetti un po’ ammaccati che non utilizza più, ma che cerca di riciclare, come avvenuto ad esempio con quel trasmettitore radiofonico che ha trasformato in una cassetta per gli attrezzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Notiamo poi numerosi scatoloni sul pavimento contenenti tubi, griglie e bruciatori di tutti i tipi, ai quali fanno compagnia dei tavoli in legno sui cui sono accumulate chiavi inglesi e morse senza epoca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Questo luogo è aperto da più di un secolo – esordisce il 75enne –. Fu il mio bisnonno Antonio a crearlo agli inizi del 900 come rivendita di carbone per uso domestico. A prendere le redini dell’attività nel 1937 fu poi mio nonno Benedetto, il quale passò in seguito la gestione a mio padre Antonio che, cavalcando l’onda del progresso, cominciò a vendere le bombole a gas al posto del vecchio carbone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bombole che andarono ad alimentare le cucine, che negli anni 50 stavano pian piano entrando nelle abitazioni baresi. Antonio intuì così l’affare e si propose come riparatore di questi nuovi elettrodomestici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Una decina d’anni dopo subentrai io per imparare il mestiere – rammenta l’uomo –. Avevo solo 15 anni e ricordo che ci chiamavano in tanti per invitarci nelle loro abitazioni a visionare il piano cucina così da trovare una soluzione ai loro problemi. Portavamo poi i pezzi rotti nella nostra bottega dove mio padre, armato di pazienza ed esperienza, li aggiustava. All’epoca mi limitavo a osservare e a fargli da assistente, fino a quando all’età di vent’anni sono passato io alla gestione, proseguendo l’attività sino ai giorni nostri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chiediamo così a Benedetto di mostrarci come lavora. Lui si alza e prende da uno degli scatoloni una griglia in ghisa arrugginita e piegata che fissa in una morsa rossa. Un elemento che dovrà poi riaddrizzare attraverso l’uso di attrezzi a uso manuale, quelli che gli servono per aggiustare anche i rotondi spargifiamma in ghisa o in acciaio. Mentre si serve di un seghetto d’antan per tagliare e modellare i tubi necessari al funzionamento della cucina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Fino a una quindicina d’anni fa aggiustavo almeno una trentina di spargifiamma al giorno – sottolinea –. Prima infatti si cercava di riparare il più possibile, al contrario di oggi dove impera la concezione di buttare ciò che si rompe per comprare direttamente l’oggetto nuovo. I negozi di elettrodomestici poi tendono a favorire questa “filosofia”, consigliando spesso ai loro clienti di sostituire direttamente il componente per non perdere tempo e guadagnarci di più».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure c’è ancora chi si reca “Da Fiore” in cerca di un aiuto. Si tratta perlopiù di conoscenti anziani che si affidano a lui da sempre e che lo vanno a trovare anche solo per scambiare due chiacchiere e completare insieme qualche pagina della sua amata Settimana Enigmistica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Persone che oltre ad apprezzare ciò che faccio – conclude salutandoci – non vogliono perdere il legame con gli oggetti protagonisti del loro passato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)



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Lasciandoci Piazza Umberto alle spalle, percorriamo via Andrea da Bari e, superato l’incrocio con via Dante, troviamo sulla destra l’umile ingresso del “negozio” di Fiore...
...caratterizzato da una spoglia vetrina coperta per metà da una saracinesca nera
Ed è all’interno di questo buio e trascurato locale senza insegna che ci accoglie Benedetto, un omone dai gentili occhi azzurri e dai lunghi baffi bianchi. È seduto comodamente su una sedia, con in mano la sua inseparabile pipa
L’ambiente, dal forte odore di umidità che trasuda delle pareti segnate dal tempo, è predominato dal caos
Qui l’uomo conserva infatti biciclette, carrelli, vecchie tv, radio, ventilatori e fornetti
Tutti oggetti un po’ ammaccati che non utilizza più, ma che cerca di riciclare, come avvenuto ad esempio con quel trasmettitore radiofonico che ha trasformato in una cassetta per gli attrezzi
Notiamo poi numerosi scatoloni sul pavimento contenenti tubi...
...griglie...
...e bruciatori di tutti i tipi...
...ai quali fanno compagnia dei tavoli in legno sui quali sono accumulate chiavi inglesi...
...e morse senza epoca
«Questo luogo è aperto da più di un secolo – esordisce il 75enne –. Fu il mio bisnonno Antonio a crearlo agli inizi del 900 come rivendita di carbone per uso domestico»
Chiediamo così a Benedetto di mostrarci come lavora. Lui si alza e prende da uno degli scatoloni una griglia in ghisa arrugginita e piegata che fissa in una morsa rossa
Un elemento che dovrà poi riaddrizzare attraverso l’uso di attrezzi a uso manuale, quelli che gli servono per aggiustare anche i rotondi spargifiamma in ghisa o in acciaio
«Fino a una quindicina di anni fa aggiustavo almeno una trentina di spargifiamme al giorno – sottolinea –. Prima infatti si cercava di riparare il più possibile, al contrario di oggi dove impera la concezione di buttare ciò che si rompe per comprare direttamente l’oggetto nuovo»
Sempre nella morsa viene invece incastrato un piccolo tubo che dimezza con l’uso del seghetto
Mentre si serve di un seghetto d’antan per tagliare e modellare i tubi necessari al funzionamento della cucina



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